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SI SALVI CHI PUÒ: L’RSPP

 

Come iniziato in “L’INCUDINE, IL MARTELLO E IL DIRETTORE DI STABILIMENTO”, proseguiamo lo studio al microscopio di un’altra figura professionale fondamentale e più a rischio nelle aziende di lavorazione lamiera esaminandola in un caso reale.

 

Un personaggio non trascurabile quando si parla di sicurezza sul lavoro è l’RSPP, ossia il Responsabile per il Servizio di Prevenzione e Protezione.

Molto bello l’acronimo RSPP, ma chi è realmente?

Può trattarsi di un collaboratore interno, di un consulente esterno scelto dal datore di lavoro o del datore di lavoro stesso che ha il compito di scovare tutto ciò che rappresenta un pericolo in azienda e di proporre migliorie e (talvolta) formazione.

 

La posizione di RSPP, secondo la legge, esonera da responsabilità in caso di inottemperanza agli obblighi sulla sicurezza da parte dei lavoratori, in quanto di solito (a meno che non sia egli stesso il datore di lavoro) non ha potere decisionale.

 

In che senso?

Un responsabile su cui non ricadono responsabilità?

 

Significa che, ad esempio, il severo Augusto, che fa l’RSPP, nel caso in cui veda il vispo Abdul salire su una scala a pioli appoggiata su una pila di bancali a loro volta sollevati in blocco dall’allegro mulettista Ugo, può gridare a entrambi: “Imbecilli!” e segnalare l’accaduto al responsabile di stabilimento (te lo ricordi dall’articolo “L’INCUDINE, IL MARTELLO E IL DIRETTORE DI STABILIMENTO”?).

Augusto propone di spostare il materiale che cercava il vispo Abdul su scaffali più bassi, questo è il suo dovere, ma se dopo un paio di giorni Abdul ricommette la stessa fesseria e si tramuta in Icaro fracassandosi al suolo, Augusto è teoricamente salvo.

 

Vediamo questo concetto della responsabilità con un altro esempio che si adatta al mondo delle presse piegatrici:

Il vispo Abdul, che nonostante siano solo sei mesi che lavora in piegatura si sente un grande esperto, decide che è il momento di bypassare le fotocellule della sua pressa piegatrice.

Abdul, vispo com’è, le trova ingombranti e invadenti (e non ha tutti i torti), trattandosi delle fotocellule a barriera, quelle che per funzionare bene bisogna piegare senza mani…

Dunque, colto da un lampo di genio poco geniale, prende i sostegni delle fotocellule, li smonta e li rimonta verso l’interno, cosicché le barriere si guardino, ma tra le gole dell’incavo della pressa.

 

Et voilà! Fotocellule eliminate!

La macchina è totalmente priva di sistemi di sicurezza funzionanti:

sicurezza sulla pressa piegatrice pari a ZERO!

 

Augusto, l’RSPP, vede la boiata e lo fa presente al responsabile di stabilimento, il quale gli assicura che interverrà al più presto.

Fatto sta che, mesi dopo, Abdul verso la fine del Ramadan viene a lavorare con la mente annebbiata. Non si sa come, né perché… (quasi sempre gli infortuni succedono in questo contesto), ma Abdul assieme alla lamiera si piega una mano in squadra.

Casino.

Panico.

Paura.

Scene di balbuzie improvvise dei preposti alla sicurezza aziendale e colossali “scaricamenti di barile” istantanei.

Dunque, non è vero che, pur non avendo potere decisionale, Augusto sia esonerato al 100% dai casini.

 

D’altra parte, è lui l’RSPP, il Responsabile per il Servizio di Prevenzione e Protezione.

È lui la figura professionale che deve scovare e segnalare i rischi presenti in azienda… e se non l’avesse fatto? O peggio, se li avesse visti e avesse “fatto spallucce”?

 

Insomma,

la morale si riduce sempre a quella e il caso della pressa piegatrice parla da solo:

bisogna aggiornarsi con i dispositivi di sicurezza moderni,

quelli che ti proteggono sempre e che non puoi eludere

e che lasciano lavorare!

  

E nella tua azienda?

Il tuo Abdul e il tuo Augusto come sono?

 

[ATTENZIONE: nessun Abdul è stato maltrattato per la realizzazione di questo articolo.]

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Lieto di averti qui, io sono Enrico e voglio aiutarti a fare le scelte giuste per la tua azienda e la tua pressa piegatrice.
Non odi anche tu non sapere come e dove trovare le informazioni corrette per la messa a norma di una macchina? 
Ecco perché ho deciso di scrivere questo blog: per mettere tutta la mia esperienza (e passione) a disposizione di chi, come te, ne possa beneficiare per non cadere in certe “sviste”.